La prima volta che ho indossato il visore di realtà virtuale di Itaca e impugnato i suoi controller ho sentito precisa la sensazione di varcare una soglia, ho cancellato subito un pregiudizio. Cioè, ero convinto che nel metaverso la realtà si piegasse alle possibilità della nostra immaginazione. Non è esattamente così, non per chi fa esperienza da utente.
È molto più di questo, specialmente se la realtà virtuale diventa un ambiente progettato per fini educativi. Ecco allora che l’esperienza diventa sorprendente e coinvolgente. Mentre il visore si adattava al mio volto e i sensori si sincronizzavano con i miei movimenti, la curiosità e l’apprensione si mescolavano in un vortice di aspettative.
La sensazione di creare qualcosa con le proprie mani, anche se virtuali, era incredibilmente gratificante…
Dopo aver preso confidenza con la stanza d’ingresso, circondato da ogni lato da una visione altra rispetto a quella dove fisicamente mi trovavo, ho deciso di inoltrarmi nel primo spazio didattico: un’officina virtuale, completa di un autentico tornio per la costruzione di artefatti meccanici.
La sensazione di immersione è stata istantanea, come se fossi realmente lì, circondato dai suoni e dai movimenti caratteristici di un’officina. Il livello di dettaglio di quel macchinario che per me non era sconosciuto, avendolo già affrontato per qualche ora a settimana ai tempi delle superiori, si sono rivelati impressionanti.
Il suono del tornio che girava, la facilità con cui le mie mani interagivano con leve e ruote aveva dell’incredibile. Ogni cosa era così realistica che potevo quasi sentire il freddo dei metalli sotto le dita virtuali. Ho potuto perlustrare le modalità di funzionamento del tornio, muovendo i controller (che ormai erano vere e proprie mani davanti ai miei occhi) per afferrare gli strumenti e manipolare le parti meccaniche.
Ogni azione non sembrava semplicemente reale: lo era. Per me. Per il mio cervello. E la sensazione di creare qualcosa con le proprie mani, anche se virtuali, era incredibilmente gratificante. Io che negli anni di studio a scuola avevo sempre avuto difficoltà con questa materia che, posso confessarlo candidamente, onestamente detestavo.